Il miele meraviglia e affascina per la sua versatilità, in cucina come nell’artigianato. Fondamentali sono le sue proprietà per la doratura delle miniature dei codici antichi.
Le zone collinari e pedemontane del nostro Paese sono un territorio botanicamente molto ricco e offrono alle api grandi quantità e varietà di nettare. Ottimi per questo motivo il millefiori, il trifoglio ed il ginestrino. I profumi dei mieli si arricchiscono poi dei pollini di castagno, timo e nontiscordardime.
Grazie alle sue meravigliose qualità e alla sua natura eclettica, il miele ha svolto fin dal Medioevo, e svolge ancora oggi, un ruolo fondamentale nel mondo della gastronomia ma anche dell’artigianato.
Nel Medioevo il miele era un ingrediente basilare dei dolci ma anche del pane e delle focacce, così come era presente in altre portate. Inoltre esso veniva usato per la conservazione di fiori, frutta e cibi di vario genere, per le sue proprietà antibatteriche.
Nel corso del Rinascimento, poi, la ricca cucina aristocratica se ne serviva come dolcificante, in sostituzione dell’esotico e troppo costoso zucchero di canna.
Oggi come allora, il miele rimane comunque un prodotto indispensabile della gastronomia italiana, necessario soprattutto per la produzione dei dolci della tradizione, dai fritti tipici del Carnevale ai torroni e fristinghi natalizi.
Soffermiamo ora però l’attenzione sull’altra modalità, sicuramente meno nota se non addirittura sconosciuta, di impiego del miele, parlando di una particolare curiosità che rivela il rapporto esistente tra miele e artigianato.
La doratura delle miniature con foglia o lamina d’oro, sul legno o sulle pergamene dei manoscritti, era una tecnica artigianale e artistica molto diffusa in epoca medievale.
Per quanto riguarda i manoscritti su pergamena, la doratura era il primo ed essenziale passo nella creazione della miniatura. Diversi erano i metodi utilizzati, anche contemporaneamente, in questa fase di “colorazione” del disegno, per conferire diversi effetti alle parti dorate, dagli sfondi alle aureole.
Nel procedimento più costoso, e in voga dalla metà del XV secolo, si usava polvere d’oro mescolata con gomma arabica, dando vita ad un inchiostro dorato, applicato dopo la stesura dei colori sulla miniatura.
Negli altri metodi si faceva invece uso della foglia oro con l’apporto del miele. Si applicava la foglia oro su uno strato colloso umido steso sul disegno, e una volta asciugato, si passava alla lucidatura dell’oro. Il risultato finale erano miniature particolarmente luminose, effetto dovuto allo spessore e alle diverse angolazioni con le quali la superficie dorata rifletteva la luce.