Pochi ma fondamentali gli strumenti per la lavorazione e l’intreccio del vimine e di ramoscelli di altre piante spontanee raccolte in campagna.
Tra gli attrezzi da utilizzare, tutti facilmente reperibili, si necessita innanzitutto di un coltellino, impiegato per tagliare canne e recidere rami.
Poi, un punteruolo in legno o in osso, utile per aprire fessure tra le fibre intrecciate, e le cesoie per tagliare i ramoscelli più grandi.
Ed inoltre una cannetta, appositamente intagliata per realizzare la treccia nei cesti e per far seguire uno medesimo andamento nella tessitura a più ramoscelli, inserendo all’interno della cannetta i ramoscelli che devono procedere insieme.
Successivamente si necessita di strumenti semplici ma essenziali per la loro efficacia.
Tra questi, lo spacca-venco, per rompere il ramo di salice in più parti uguali o strisce, usate poi per l’intreccio al fine di risparmiare materiale.
E lo spacca-canne, per dividere le canne fresche e quelle secche in più strisce. Un tempo era realizzato in legno ma poi con materiale differente, a seguito della facile corrosione dovuta al suo continuo impiego. I contadini dunque usavano in alternativa una piccola croce tagliente creata con canne, la quale, pressata sull’estremità della canna da spezzare, ne permetteva la rottura.